Il fondatore di Virgin Galactic è in anticipo sullo sprint miliardario, poiché sarà in orbita l’11 luglio, mentre il proprietario di Amazon e suo fratello lo faranno il 20.
Jeff Bezos partirà su un volo suborbitale a bordo del suo New Shepard il 20 luglio, una data molto simbolica. Lo farà con suo fratello, il pioniere dell’aviazione Wally Funk (82 anni) e un altro ospite milionario che ha pagato 28 milioni di dollari per ottenerlo. Voleva essere il primo magnate della tecnologia a inaugurare ufficialmente l’era del turismo spaziale. Ma potrebbe essere superato per qualche giorno da altri che come lui stanno lavorando a un progetto simile, quello di Virgin Galactic (questo è l’interno dell’aereo delle compagnie per il turismo spaziale). Sì, stiamo parlando di Sir Richard Branson, che la sua compagnia ha confermato salterà a bordo della sua navicella spaziale VSS Unity, trasportata dalla navicella spaziale speciale SpaceShipTwo, una manciata di giorni prima.

In un primo momento sembrava che Virgin Galactic volesse condurre altri tre voli sperimentali – oltre a un recente successo con due piloti a bordo – prima di concludere la fase di test. Con l’obiettivo, in questo caso confermato, di iniziare a mettere in orbita i primi turisti paganti (o quasi) all’inizio del 2022. Secondo questo piano, nel primo dei tre voli previsti, quattro passeggeri dovevano salire a bordo , nel secondo, lo stesso Branson, e nel terzo, alcuni membri dell’Aeronautica Militare. L’accordo con il Paese transalpino risale all’ottobre 2019 e coinvolge anche il Consiglio Nazionale delle Ricerche: i tre neoastronauti dovranno, infatti, svolgere anche esperimenti scientifici nella termosfera durante i 7 minuti di volo parabolico in cui si troveranno condizioni di microgravità.

In un primo momento sembrava che Virgin Galactic volesse condurre altri tre voli sperimentali – oltre a un recente successo con due piloti a bordo – prima di concludere la fase di test. Con l’obiettivo, in questo caso confermato, di iniziare a mettere in orbita i primi turisti paganti (o quasi) all’inizio del 2022. Secondo questo piano, nel primo dei tre voli previsti, quattro passeggeri dovevano salire a bordo , nel secondo, lo stesso Branson, e nel terzo, alcuni membri dell’Aeronautica Militare. L’accordo con il Paese transalpino risale all’ottobre 2019 e coinvolge anche il Consiglio Nazionale delle Ricerche: i tre neoastronauti dovranno, infatti, svolgere anche esperimenti scientifici nella termosfera durante i 7 minuti di volo parabolico in cui si troveranno condizioni di microgravità.
Tutto questo ha quindi subito una svolta inaspettata: lo ha spiegato giorni fa un blogger con sede a Mojave (California) – la zona in cui Virgin ha una delle sue basi di assemblaggio. Il gruppo, che lo ha poi confermato, ha riorganizzato il programma per il primo volo sperimentale. A lanciare subito il grande capo, inserendolo nella ciurma di quattro – tutti dipendenti dell’azienda – in programma per il prossimo test. L’accelerazione sarebbe avvenuta poco dopo che Bezos e la sua Blue Origin avevano annunciato la loro missione. Si supponeva addirittura che la data fosse il 4 luglio, giorno dell’indipendenza americana, quando il Congresso firmò la dichiarazione nel 1776. Così decisero di posticiparla all’11. Qualcosa che sarebbe stato un grande affronto al fondatore di Amazon, che sarebbe stato derubato di l’attenzione mediatica e il primato di quest’estate all’insegna del decollo del turismo spaziale, cosa che desidera fare da tanti anni dopo tanti successi, insuccessi, insuccessi e tanto entusiasmo.

In realtà, mentre Branson è stato forse più efficace nel creare aspettative nel corso degli anni, il progetto Blue Origin di Bezos è stato fondato prima: nel 2000, contro la creazione di Virgin nel 2004. Sono loro i veri concorrenti in materia, dal momento che SpaceX di Elon Musk è immerso in progetti ben più ambiziosi, in cui ha ottenuto grandi successi come la capsula Crew Dragon che ha riportato nello Spazio gli astronauti americani, e non solo, visto che ci sono prospettive per tornare sulla Luna e andare ancora oltre con la maxi- razzo.
Le capsule delle due compagnie – la New Shepard è quella con l’area più grande occupata da finestre da cui osservare la curvatura della Terra da un lato e lo spazio profondo dall’altro, ma anche la capsula Virgin ha un aspetto meraviglioso – saranno raggiungere altitudini comprese tra 80 e 100 chilometri, sfiorando la linea del Kàrmàn, trascorrendo alcuni minuti in microgravità. La strada sarà ancora lunga: Virgin Galactic prevede infatti un’attività basata su diversi voli settimanali, anche se al momento l’unica nave in funzione è la VSS Unity, di cui abbiamo visto l’interno qualche mese fa. Comunque staremo a vedere. Al momento, dalla sede si predica cautela: “Ci stiamo avvicinando in modo molto metodico, con la sicurezza come prima considerazione, e quando avremo verificato tutti gli aspetti e tutti i passaggi in ordine, potremo andare avanti e fare i prossimi annunci” ha concluso Colglazier.