L’emozionante storia di questa società il cui stile è più ammirato
Tra Brazzaville e Kinshasa, nel cuore dell’Africa, c’è poco più di un’ora e mezza di macchina, ma tra loro c’è anche un confine naturale, il fiume Congo, che dà il nome ai due paesi di cui sono rispettivamente capitali: la Repubblica del Congo e la Repubblica Democratica del Congo. Ma il fiume non è l’unica cosa che unisce queste due città, poiché è nelle sue strade che vive una delle sottoculture più stravaganti e suggestive: ‘le Sape’. Abbreviazione basata sul nome della Société des Ambianceurs et des Personnes Élégantes, La Sape nasconde una delle storie più originali legate alla moda maschile, quella dei sapeurs, seguaci di questa cultura con un secolo di storia che fino a poco tempo fa era esclusivamente maschile, anche se si sta espandendo, poco a poco e molto recentemente, nell’universo femminile.
Questa evoluzione è visibile, ad esempio, in un reportage fotografico curato e pubblicato in formato libro dal titolo Sapeurs: ladies and gentlemen of the Congo, il fotografo con sede nel Regno Unito, Tariq Zaidi, che ha condiviso anche i due anni trascorsi sul campo ritraendo i sapeurs e i sapeures in questo eccellente servizio della CNN, che è una delle fonti che abbiamo utilizzato per documentare questo pezzo. Cinque anni prima Zaidi aveva già ritratto Sape la fotografa Danielle Tamagni, che riflette il suo lavoro in un libro intitolato Los Caballeros de Bacongo, la cui mostra fotografica è venuta a visitare Madrid, in particolare il Círculo de Bellas Artes, nel 2012.
L’inizio di tutto

La cultura Sape è così appassionata che è difficile ordinare i pezzi e scegliere da dove iniziare. Originariamente, come ha recentemente spiegato l’account ‘La Tachuela Tapicera’ in un thread Twitter, un must per gli utenti del social network dell’uccello interessati ai tessuti, “I coloni hanno portato dall’Europa vestiti di seconda mano che hanno usato per guadagnarsi la lealtà di suoi dipendenti”. Questa abitudine generò un terreno fertile presso un settore della popolazione maschile di umili origini -tassisti, sarti, giardinieri, operai dell’industria… sorta di club con rigide regole di comportamento dove i suoi membri si trasformano completamente per poterne far parte, soprattutto a livello di stile, in cui la moda parigina ha un’enorme influenza, città direttamente collegata con le due città africane culla del Sape a causa del flusso migratorio. Inoltre, il passo successivo è stato quello di mettere da parte i vestiti di seconda mano per investire esclusivamente in abiti della capitale francese. Sapeurs e sapeuses non accettano repliche o imitazioni o abiti o gioielli di seconda mano. Tutto originale, per poter essere portato direttamente da Parigi.
Investire un’alta percentuale del proprio reddito nella moda è il modo in cui, una volta terminata la giornata lavorativa, i sapeurs diventano dei veri dandy. Infatti è una figura, quella del Beau Brummel e compagnia, che li ispira. Basta guardare il loro guardaroba attento per capire la loro trasformazione in consumatori di moda di alta qualità. Scarpe di marca, cravatte, abiti impeccabili, sciarpe, cappelli, orologi… Quasi sempre in colori molto accesi ma con un comune denominatore in tutti i look: eleganza e raffinatezza, che richiama prepotentemente l’attenzione perché la maggior parte di loro non abbandona vivere in un contesto di povertà.
Sape ha acquisito maggiore importanza sociale negli anni ’70, con l’avvento al potere di Mobutu nella Repubblica dello Zaire, ora Repubblica Democratica del Congo. Quindi, il dittatore ha scelto i sapeurs per aver fatto proprio un simbolo dell’oppressore europeo, i suoi vestiti, il che significava, secondo lui, che si stavano sottomettendo al passato coloniale. Sape però ha resistito a Mobutu e mezzo secolo dopo, non solo è ancora una sottocultura molto viva, ma sta avendo maggiore visibilità anche al di fuori dell’Africa ed è anche in grado di evolversi come fa la società, come dimostra il fatto che ci sono anche sapeuses, donne che indossano lo stesso codice che hanno indossato le sapeurs negli ultimi 100 anni. È vero che il suo riconoscimento sociale non è stato facile, ma questa evoluzione del Sape sembra inarrestabile.

Ciò che è anche inarrestabile è l’appello del Sape agli occhi lontani. Non sorprende che sia una fonte di ispirazione artistica, come si può vedere nelle ceramiche di Faty Ly, nella collezione che Paul Smith ha creato un decennio fa ispirandosi a questo modo di interpretare la moda o nel videoclip della canzone Losing you di Solange Knowles, dove tutto ruota intorno all’estetica del Sape. Ma se c’è un documento audiovisivo che sfrutti l’immagine potente dei sapeurs, quella è una pubblicità della Guinness di qualche anno fa che vale la pena rivedere.
