La nuova piazza Eleftheria a Nicosia, la capitale di Cipro, unisce le due parti della capitale divise da una lotta che dura da quasi 50 anni.
A Nicosia, capitale di Cipro, inevitabilmente divisa in due parti, nasce il progetto di Zaha Hadid Architects per Eleftheria Square con l’obiettivo di creare un unico grande spazio di incontro che unisca fisicamente (e non solo) la città, oggi contesa dai greci e Turchi A partire dalle preesistenti mura storiche della città, costruite in epoca medievale e ricostruite nel XVI secolo durante la dominazione veneziana, e la Linea Verde, l’area demistificata delimitata con filo spinato e sacchi di terra di 180 metri chilometri Da tempo i designer di ZHA hanno individuato in Eleftheria un possibile cuore pulsante di una trasformazione che potrebbe unire la capitale. Alla luce di almeno quattro negoziati falliti per trovare una soluzione al conflitto greco-turco, va riconosciuto che in questa occasione è stato chiesto all’architettura ciò che la politica non ha ottenuto.

Con le caratteristiche a cui lo studio internazionale Zaha Hadid ci ha abituato da tempo, tra forme sinuose e cemento bianco, la nuova piazza Eleftheria è un’altalena tra rampe, piazze coperte e punti panoramici. Riempito il fossato una volta asciutto, i progettisti hanno realizzato una piazza che si articola su un doppio livello: in alto, un vecchio ponte diventa area pedonale dove si può passeggiare, mentre a livello strada il granito bianco definisce i perimetri dell’area arricchita dal verde e fontane. La trasformazione di uno spazio precedentemente inaccessibile in una nuova piazza civica con giardini diventa così l’elemento architettonico che stabilisce nuovi collegamenti diretti con il tessuto urbano della città.

Finanziato principalmente dall’Unione Europea con una spesa di circa 45 milioni di euro, Eleftheria Square nasce come concorso di progettazione lanciato nel 2005, vinto dallo studio Hadid presentando un progetto capace di riformulare l’idea di un spazio trasformando un’ex zona di combattimento in un luogo di comunità e pace, come racconta l’architetto ZHA Christos Passas nelle pagine di Fast Company. “L’idea qui era di guardare alla separazione che esisteva tra le due comunità, una sorta di separazione forzata, e di pensare come la forma del tessuto urbano sia diventata un riflesso della situazione politica”, continua l’architetto.

Accanto alla considerazione unanime del valore dell’intervento e della sua rilevanza diplomatica, sono diverse le voci dissonanti di coloro che, entrando nella questione prettamente architettonica, dissentono sulle forme progettate per la nuova piazza. È il caso di Socrates Stratis, architetto e professore all’Università di Cipro, che in una lettera a Fast Company ha definito la piazza un “corridoio Potemkin”, accusando le forme progettate dallo studio Hadid di essere tanto fotogeniche e scultoree quanto sterili . Sicuramente accattivante e facile da fotografare, l’intervento di un grande studio come Hadid Architects, che ha già sperimentato cosa significa cambiare i volti di parti della città, sembra un modo sicuro per attirare l’attenzione internazionale su un problema secolare e apparentemente insolubile che, ancora una volta, preoccupa l’intera Europa.

