Il rivoluzionario Royal Oak di Audemars Piguet ha sorpreso per il suo design e per la scelta del suo materiale: l’acciaio!
O i pianeti si sono allineati per dare vita a un segnatempo straordinario o è stato lo stile di vita moderno a determinare la nascita del rivoluzionario Royal Oak. Voglio pensare che sia stata la congiunzione di entrambi gli elementi. Da un lato, il Royal Oak nasce come orologio sportivo ed elegante (come la Range Rover del 1970, ad esempio), adattato al gusto moderno il cui concetto di lusso stava attraversando lo stesso momento di lentezza di oggi. Dall’altro, Audemars Piguet sta vivendo la maggiore crescita della sua storia, moltiplicando per dieci la produzione di pezzi (fino a 5.500 all’anno) e aumentando del 40% la sua forza lavoro. La manifattura, allora nelle mani della seconda e terza generazione, era governata da Georges Golay, il quale, incoraggiato da questa prospera situazione, incaricò il designer più carismatico dell’orologeria, Gerald Genta, di creare il famoso modello che, in linea di principio -e contrariamente alla nomenclatura numerica utilizzata fino ad allora per i suoi modelli – avrebbe potuto adottare il nome di Safari, Grand Prix, Colorado, Kilimanjaro, Canyon o Oxford.
La scelta fu però Royal Oak, nome ispirato a un evento accaduto a Carlo II d’Inghilterra, il quale, dopo essere fuggito dai nemici in battaglia nascondendosi tra i rami di una quercia, nobilitò l’albero in segno di riconoscimento. Allo stesso modo, Audemars Piguet conferisce prestigio all’acciaio banale.
Il Royal Oak sorprendeva per la forma ottagonale della lunetta, le viti a vista e il quadrante strutturato, anche se la cosa più scioccante era che era fatto di acciaio.
Genta ha chiesto agli esperti di case-making di sviluppare un’architettura monoscocca ermetica in una dimensione insolita come il suo materiale: 39 mm di diametro che le sarebbe valso il soprannome di fama mondiale di “Jumbo”.
Oltre alla cassa, il quadrante è forse uno degli elementi estetici che più rapidamente hanno caratterizzato il Royal Oak. La sua origine è sorprendente. Il produttore di quadranti Stern Frères aveva recuperato sette macchine guilloché utilizzate per riprodurre fino a 300 diversi motivi geometrici o floreali su accendini, penne o portasigarette in metallo prezioso. Stern e Genta hanno scelto il design “Tapisserie 21”, poi ribattezzato “Petite Tapisserie”, che consisteva in centinaia di piccole piramidi tronche e migliaia di piccoli fori romboidali che producevano giochi di luce unici.
La sfida finale è stata la realizzazione del bracciale, il più complesso che fosse stato realizzato in acciaio, e che contava 154 componenti, 34 dei quali di diverse dimensioni. È stato come creare un Frankenstein con i componenti più originali di ogni casa. Solo il risultato non è stato uno spawn, ma una creatura eccezionalmente bella.