Icona architettonica: Villa Borsani

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Situata a nord di Milano, questa residenza riassume perfettamente la filosofia del visionario e versatile Osvaldo Borsani, pioniere del design industriale con un marchio Made in Italy.

Osvaldo Borsani (Varedo 1911- Milano 1985) è cresciuto tra i mobili. Suo padre, Gaetano, era un ebanista che dal suo Atelier di Varedo realizzò manufatti in stile neorinascimentale che negli anni, e con la collaborazione con l’architetto Gino Maggioni, assunsero forme più moderne e internazionali. Questa è l’atmosfera che risveglierà la curiosità di Osvaldo per il design. Inizierà la sua formazione nella bottega di famiglia per proseguire al Politecnico di Milano, dove studierà Architettura, specializzandosi in interni.

Durante gli anni da studente si distinse per progetti ed edifici, sempre più orientati verso codici razionalisti, riuscendo a vincere la medaglia d’argento alla V Triennale di Milano con la sua Casa Mínima, una piccola residenza low cost ma ricca di dettagli.

Nel 1953 ha plasmato la sua filosofia con il nome Tecno, un’azienda di design industriale fondata insieme al fratello gemello Fulgencio che ha unito artigianalità e funzionalità, pezzi di produzione in serie con una maestria impeccabile e che avrebbe aperto la strada al design Made in Italy. Ne fu responsabile fino alla sua morte nel 1985 e durante quei tre decenni collaborò con i migliori designer del momento e firmò pezzi prodigiosi come la poltrona P40 (1953), capace di articolarsi in 486 diverse posizioni; il divano a seduta reversibile D70 (1954) o il sistema ufficio Graphis (1968) che hanno rappresentato il grande salto internazionale.

Il seme di questa visione, tanto razionalista quanto estetica, si trova nella sua città natale: Villa Borsani, la residenza da lui progettata per il fratello gemello. Questa casa di 880 mq in mattoni e stucco, circondata da un giardino di 3.000 mq, ha una struttura volumetrica chiaramente razionalista e ogni dettaglio di ispirazione Art Déco e Barocco è stato meticolosamente curato.

Gli spazi si articolano su più livelli, aprendosi sull’esterno, e l’arredo su misura si accosta a design Tecno e pezzi unici di artisti amici di Osvaldo, come le sculture e il frontale in ceramica del camino di Lucio Fontana, la testiera di Giò Pomodoro, il tavolo da gioco di Marcello Piccardo, il mosaico del bagno o le porte del bar di Adriano Spilimbergo. Tre generazioni di Borsani hanno vissuto in questa residenza che ancora oggi appartiene alla famiglia e dal 1991 è sede dell’Archivio Osvaldo Borsani. La sua eredità continua.