Torna in città la Préfecture de Paris, il colossale edificio del Marais che rinasce con un intervento corale diretto da David Chipperfield Architects.
“La forza delle città -e degli edifici- si rivela nella loro capacità di cambiare, adattarsi e reinventarsi secondo le mutevoli abitudini e bisogni della società“, afferma lo studio David Chipperfield Architects. E Parigi rispecchia questa condizione meglio di ogni altra città, dalle trasformazioni in epoca rivoluzionaria alle demolizioni guidate dal barone Haussmann, passando per gli interventi più recenti che hanno cambiato il ruolo urbano di molti edifici. Così l’antica Halle au Blé riapre come Bourse de Commerce, i grandi magazzini Samaritaine risplendono e si inaugura la Poste du Louvre, nel cuore del 4° arrondissement, opera di Perroult. Ora l’ex prefettura sulle rive della Senna è stata rinnovata grazie a un progetto di David Chipperfield Architects Berlin, Michel Desvigne Paysagiste e Studio Other Spaces.

Sulle rive della Senna, su Boulevard Morland, si trova l’edificio che originariamente ospitava l’amministrazione comunale, completato intorno al 1960 dall’architetto Albert Laprade. Da allora la Prefettura ha rappresentato un’architettura inaccessibile per scala ed estetica, sembrava estranea al quartiere Le Marais, in cui si trova. Inserito tra i 23 siti cittadini per il progetto “Réinventer Paris” lanciato nel 2014 dall’amministrazione comunale, l’insieme degli edifici è stato poi oggetto di un concorso internazionale che ne ha richiesto il rinnovamento, la rifunzionalizzazione e l’ampliamento in un’ottica di sostenibilità economica, sociale, e ambientale. In una rosa di tre finalisti, il progetto Mixité Capitale di Morland guidato da David Chipperfield Architects è stato il vincitore, presentando una trasformazione essenziale della vecchia Prefettura, da luogo introverso e inaccessibile a “città nella città”, come la definiscono loro. , alludendo a un angolo aperto alla comunità e alle sue rinnovate esigenze.

Partendo dagli edifici esistenti, uno dei 16 piani affiancato da due ali di 9 piani ultimate alla fine degli anni Sessanta su progetto dell’architetto Albert Laprade, il nuovo intervento inserisce due volumi affacciati sulla Senna, medianti tra la scala della Prefettura e l’architettura circostante. Sfruttando la piazza antistante il gruppo di edifici, la nuova architettura permea la Préfecture de Paris, sorgendo su un sistema di pilastri che permette una passeggiata nel portico che si crea e definisce il perimetro del nuovo campus. Il portico a volta definisce un percorso coperto che conduce alle diverse realtà che il complesso riabilitato ospita: alloggi di lusso, un albergo, un ostello della gioventù, uffici, negozi, una galleria, un mercato e un centro per l’infanzia.

Con un approccio volto a preservare, rinnovare e valorizzare l’edificio esistente, i progettisti hanno subito chiarito di non voler demolire gli edifici, ritenendo ingiustificabile un gesto che, come ha titolato di recente The Guardian, rappresenta un atto di violenza. Pertanto, l’intervento si è concentrato prima sul piano terra e sui due piani superiori degli edifici degli anni 60. Il primo, su Boulevard Morland, restituisce l’accesso principale alla strada con i sedici piani dell’edificio retrostanti, riuscendo anche a dosare e delimitare il patio interno che si crea tra la biblioteca e l’altezza. Il secondo edificio, verso la Senna e il Quai Henri IV, riempie il vuoto lasciato dal progetto precedente. Entrambi servono i tre edifici, diventando ponti che collegano i due edifici laterali di nove piani.

Ad arricchire la nuova Morland Mixité Capitale si è affidato al paesaggista Michel Desvigne che, con il suo intervento, ha impreziosito gli spazi immaginando il complesso come luogo vivo e crocevia tra chi lo abita e chi viene di giorno per le attività che ospita . Con oltre 150 varietà di piante, la natura del campus si presenta da una foresta in miniatura a una serie di spazi verdi sulle terrazze e consente di isolare gli spazi interni. Al quindicesimo e sedicesimo piano troviamo l’intervento caleidoscopico firmato da Ólafur Eliasson e Sebastian Behmann di Studio Other Spaces. Con “The Seeing City“, i piani superiori si trasformano in una macchina ottica che porta nell’architettura la vita del boulevard parigino grazie a un gioco di specchi posti sul soffitto e ai lati del solaio, che insieme creano un transizione. L’intervento permanente “parla delle sue qualità intangibili, che sono ispirate dal desiderio di interpretare otticamente l’edificio piuttosto che sostituire la struttura originale con qualcosa di completamente nuovo“, concludono gli artisti.